Ciao a tutti! Sono una volontaria Ail, mi chiamo Martina, ho 22 anni e frequento l’università (Scuola per Interpreti e Traduttori).
Ho provato a pensare alla prima volta in cui ho partecipato a una delle iniziative dell’Ail, ma non riesco ad individuare un momento preciso. Nella mia testa ci sono tanti ricordi diversi: pacchi e stelle di Natale, uova di Pasqua, conferenze, spettacoli teatrali e musicali. So solo che ho cominciato perché sono stata spinta dalla mia famiglia, che da anni è ampiamente impegnata nell’associazione Ail. Ammetto che all’inizio non ero molto coinvolta, l’idea di passare i miei weekend sotto Natale ad impacchettare regali, ad esempio, non mi entusiasmava molto. Da quando ho cominciato, però, non ho mai perso un anno, un po’ “trascinata” da mia mamma e mia zia e un po’ sapendo che stavo facendo una cosa grande. La consapevolezza di quanto grande è arrivata col tempo, crescendo sì, ma anche confrontandomi con gli altri volontari e vedendo il loro entusiasmo e la loro soddisfazione. Accorgendomi che tutti i “di che colore vuole il pacchetto?”, “sì, il prezzo l’ho già coperto con l’adesivo della libreria”, tutti i sorrisi e i “Buon Natale” rivolti a e ricevuti da sconosciuti, a volte anche un po’ musoni, alla fine per quanto esausta mi lasciassero, mi davano sempre un grande senso di gratificazione. Oltre poi al piacere di sapere che le offerte raccolte nelle varie iniziative a cui partecipavo si trasformavano in un aiuto reale e concreto. E questa consapevolezza è rimasta, anzi è cresciuta col tempo, tanto che adesso non potrei immaginarmi un Natale senza dare il mio contributo ai “pacchetti”, per quanto la manualità non sia la mia dote migliore.
Perché, ecco, per essere un volontario non importa saper fare benissimo qualcosa, ma conta di più, la voglia di fare e di aiutare. Ad esempio quest’inverno ho partecipato anche alla raccolta fondi “AILove caffè” (organizzata da Mega Forlì a sostegno dell’assistenza domiciliare ematologica), per la quale ho passato un weekend offrendo caffè americano ai passanti di Corso della Repubblica e, nonostante l’impaccio iniziale, (non avevo mai servito caffè…), è stata un’esperienza che ho apprezzato tantissimo. Credo che per fare volontariato occorra andare oltre se stessi prestando un po’ di attenzione ai bisogni degli altri. Lo so che la frase “fare qualcosa per se stessi facendo qualcosa per gli altri” sembra scontata, ma credo che riassuma benissimo quello che per me significa fare parte dell’AIL.
Martina