Ciao a tutti, sono Marcello.
Sono Marcello, ho incontrato l’Ail perché mia moglie conosceva la Dott.ssa Patrizia Gentilini ed è stata proprio lei che le ha presentato questa associazione, invitandola a partecipare alle iniziative e chiedendole la disponibilità a collaborare durante le raccolte fondi.
Mia moglie non si sentiva di partecipare al presidio dei “banchetti” per la distribuzione di “uova di Pasqua” e “stelle di Natale” perciò mi sono buttato io.
Mi sembrava doveroso impegnarsi per il bene comune, inoltre conosciamo una famiglia che è stata colpita della leucemia e, seppur molto indirettamente, abbiamo colto quanto dirompente sia l’impatto con queste gravi patologie.
Così ho iniziato la mia avventura in Ail in occasione delle stelle di Natale del 2002 nella nostra postazione di P.le Kennedy a Forlì.
Qui ho incontrato Giovanni e Antonietta, due volontari storici; mi era stato detto: “dai la tua disponibilità per un paio d’ore”, ma vedendo loro dedicarsi al banchetto con tanta abnegazione, tutto il giorno, sia con il tempo buono che cattivo, sia con il caldo che con il freddo (e alla postazione di P.le Kennedy, quando fa freddo, lo si sente proprio bene!) chiudendo solo quando per strada non c’era più anima viva, non mi sono sentito di lasciarli soli. E con piacere, le mie due ore sono così diventate ben di più. Ora che loro per problemi di salute hanno lasciato, li ho sostituiti, imitandone il comportamento, facendo tesoro della loro lunga esperienza e umanità.
Che cosa spinge una persona a dedicare tempo ed energie per fare volontariato?
Di sicuro, quando facciamo del bene agli altri, ci sentiamo meglio con noi stessi. Abbiamo provato a chiederci da dove nasca questo senso di gratificazione e ci siamo dati più di una risposta: oltre alla consapevolezza di essere concretamente d’aiuto nel migliorare la vita di chi attraversa il duro percorso delle malattie ematologiche, impegnarci come volontari ha allargato la rete dei nostri rapporti sociali, ha creato legami, ci dà spesso l’opportunità di acquisire nuove competenze, fa aumentare la nostra autostima e di conseguenza la percezione del nostro valore come persone.
E dove si trova il tempo?
Il tempo che dedichiamo agli altri, di fatto lo stiamo dedicando anche a noi stessi e alla nostra crescita personale: la relazione con l’altro, quando implica la necessità di fare attenzione alla relazione stessa, al bisogno altrui, mette in gioco anche i nostri bisogni, le nostre aspettative e, se siamo in grado di dare all’altro delle risposte, impariamo a dare risposte anche a noi stessi. Quindi il “tempo del donarsi” non è tempo perso o sottratto, è un tempo di cui ci riappropriamo per stare bene.