Il sito dell’Ail nazionale dà ampio spazio ad una ricerca sui pesanti effetti che la pandemia ha avuto sui malati. Ne emerge che durante l’emergenza sanitaria il 58,6% dei pazienti affetti da tumore del sangue ha dovuto sospendere l’attività lavorativa. Oltre il 40%, poi, ha dichiarato di non aver avuto contatti con il proprio medico di base. Quattro malati su 10, infine, hanno riscontrato ritardi nel percorso di terapie.
Emergenza sociale
Sono questi i dati salienti emersi dalla ricerca intitolata: Aspetti di gestione del percorso di cura in relazione all’emergenza Covid-19. L’esperienza del paziente e del familiare nella prima fase della pandemia che AIL, in collaborazione con Elisabetta Abruzzese, ematologa dell’Ospedale S. Eugenio e Marianna De Muro, collega in forza all’ Ospedale “Spaziani” di Frosinone, ha avviato e concluso già nella prima fase del dilagare del Coronavirus.
Nuovi bisogni e nuovi disagi
Questa lunga emergenza sanitaria provocata dalla pandemia sui malati ha impattato fortemente sulla vita di tutti. In particolare, però, lo ha fatto sulla quotidianità dei pazienti immunodepressi, che hanno visto nascere nuovi bisogni e nuovi disagi, per la loro condizione di salute e perché sono enormemente più fragili rispetto alle altre fasce della popolazione.
Adesione massiccia
Far emergere le criticità che la pandemia ha scatenato tra i malati può essere particolarmente utile per dar modo al sistema sanitario di reagire dando le giuste risposte. L’adesione all’indagine è stata significativa con 1.106 questionari compilati. Le criticità maggiori sono state: il forte stress e al disagio piscologico; quelle in ambito lavorativo; le problematiche di accesso alle strutture sanitarie e ai consulti con gli specialisti; le lunghe attese nei centri di cura e anche l’impossibilità di un contatto fisico con i caregiver negli ospedali.