Papà, uccidi il mostro!

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Dottoressa Patrizia Gentilini Ematologa e Oncologa

Questo il titolo shock di un disegno di un bimbo di Taranto, affetto da un tumore, che raffigura una minacciosa ciminiera che appesta l’aria e sparge i veleni.

Credo che questo disegno, più di tante parole, ben rappresenti il dramma in atto a Taranto, dramma che, grazie all’azione di magistrati coraggiosi, è finalmente emerso.
Se ancora qualche scettico poteva nutrire dubbi sulla relazione ambiente-salute, crediamo che la perizia disposta dal Tribunale abbia fatto finalmente chiarezza in proposito. Nel 2010 Ilva ha emesso dai propri camini oltre 4 mila tonnellate di polveri, 11 mila tonnellate di diossido di azoto e 11 mila e 300 tonnellate di anidride solforosa, 7 tonnellate di acido cloridrico; 1 tonnellata e 300 chili di benzene; 338,5 chili di IPA; 52,5 grammi di benzo(a)pirene; 14,9 grammi di diossine (tanto per capirci la quantità annua massima tollerabile per 290 milioni di adulti del peso di 70 kg!). A queste si aggiungono poi le emissioni “ non convogliate”, ovvero quelle che non escono direttamente dai camini e che la stessa Ilva stima in ulteriori 2.148 tonnellate di polveri; 8.800 chili di IPA (idrocarburi policiclici aromatici); 15 tonnellate e 400 chili di benzene; 130 tonnellate di acido solfidrico; 64 tonnellate di anidride solforosa e 467 tonnellate e 700 chili di Composti Organici Volatili… Una enormità di veleni che si sommano a quelli emessi nei decenni precedenti e che hanno comportato e tutt’ora comportano danni gravissimi alla salute umana. Le polveri hanno soprattutto effetti a breve termine, con aumento di patologie cardiocircolatorie (ictus, infarto) e respiratorie; diossido di azoto e anidride solforosa hanno essenzialmente un effetto irritante (occhi, naso) e sulle vie respiratorie specie dei bambini; il benzene è un cancerogeno certo per l’uomo, correlato in particolare all’insorgenza di leucemie e linfomi, per non parlare poi del benzo(a)pirene considerato fra gli IPA il più pericoloso per la salute umana per la sua azione genotossica e cancerogena, specie per esposizione durante le prime fasi della vita. Infine diossine e PCB (policlorobifenili) possiedono non solo un’azione oncogena più o meno spiccata, ma agiscono anche come “interferenti endocrini”, ovvero alterano funzioni delicatissime quali quelle del sistema immunitario, ormonale, riproduttivo (immunodepressione, ipotiroidismo, infertilità, endometriosi, esito sfavorevole della gravidanza, parti prematuri, ecc.) comportando anche danni metabolici, diabete, malformazioni, disturbi del sistema nervoso centrale e neuropsichici. Così come la perizia ha accertato che le diossine emesse dalle acciaierie di Taranto hanno provocato aumenti di linfomi e leucemie, anche una recente studio caso-controllo condotto dal  Registro Tumori del Veneto ha evidenziato che le diossine emesse dagli inceneritori di rifiuti comportano i medesimi rischio con un rischio statisticamente significativo di sviluppare un LNH (linfoma non Hodgkin) nelle donne con il più alto livello di esposizione pari a 1.85 (95%IC = 1.035-3.0305)  http://www.registri-tumori.it/cms/node/2261.

Tutti questi veleni che hanno di fatto ormai “inzuppato” il territorio da decenni, hanno anche contaminato la catena alimentare sulla terra e nel mare: 1.300 capi di bestiame sono stati abbattuti, l’allevamento è stato vietato per un raggio di 20 km intorno alla città, distrutti gli allevamenti di cozze e il latte materno – come risulta da indagini spontaneamente eseguite da mamme tarantine – è contaminato oltre il doppio di quanto si registra nel resto del nostro paese. Vivere (si fa per sire…), crescere, respirare, giocare in mezzo a queste emissioni significa ammalarsi, soffrire, morire più di quanto dovrebbe “normalmente” accadere. La perizia disposta dal Tribunale ha valutato che per esposizione a queste emissioni industriali ogni anno a Taranto si registrino 30 decessi in più oltre l’atteso, ma anche 18 casi di cancro, 19 eventi coronarici con ricorso al ricovero, 74 ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie (in gran parte tra i bambini), 17 casi di tumore maligno tra i bambini con diagnosi da ricovero ospedaliero…..

Sarebbe comunque troppo comodo pensare che Taranto rappresenti una realtà estrema ed isolata: purtroppo tutto il nostro paese è costellato da siti inquinati, da impianti industriali mal gestiti, da discariche abusive, da bonifiche mai iniziate o comunque mal condotte, da impianti di incenerimento e combustione che sorgono come funghi e che non fanno altro che peggiorare la qualità del-l’aria e dell’ambiente circostante….

Anche in Pianura Padana, ad esempio, si registrano situazioni inquietanti.

Sul sito del Comune di Forlì, al link http://www.comune.forli.fc.it/upload/forli/ gestionedocumentale/Relazione%20finale%20tavolo_784_27809.pdf è disponibile la “Relazione finale sui lavori del Ta- volo Interistituzionale in tema di diossine/furani e PCB nelle matrici ambientali ed alimentari del territorio forlivese”, in cui vengono riportati i risultati di 56 indagini condotte dall’ASL per la ricerca di diossine, furani e PCB eseguiti nel 2011 in allevamenti rurali del forlivese.

Questi campioni si aggiungono alle 5 indagini condotte da parte dell’ associazione dei Medici per l’Ambiente (ISDE) nei primi mesi del 2011 (alle quali ha collaborato anche AIL Forlì-Cesena) su galline ruspanti e uova in relazione alle ricadute degli inceneritori, indagini che, per i livelli riscontrati, avevano suscitato grande sconcerto. Gli animali allevati all’aperto, in particolare le galline che razzolano sul terreno, sono indicatori affidabili e fedeli della qualità dell’ambiente in cui sono allevati ed i risultati emersi da questa ulteriore e più nutrita indagine confermano in pieno le preoccupazioni già segnalate. Infatti, in base alla attuale normativa, su 61 campioni complessivi solo 25 sono conformi; in particolare su 12 galline ruspanti solo 2 rientrano nei limiti e su 24 campioni di uova solo 13 sono regolari! Eppure ridurre i rischi ambientali significa investire in salute, riducendo drasticamente, anche nel breve periodo, non solo sofferenze, malattie, ma anche costi sociali e sanitari: si pensi che il costo complessivo annuo del cancro, in Italia è stato stimato in un recente articolo (http:// www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/malati-e-tartassati.aspx) in 36,4 miliardi di euro! Un altro recente studio Health impact and damage cost assessment of pesticides in Europe (Environ Int. 2012 Nov 15;49:9-17) ha quantificato che l’esposizione a 13 principi attivi applicati a 3 gruppi di colture (vigneti, alberi da frutta, vegetali) contribuisce al 90% dei rischi correlati a queste sostanze con un relativo costo annuo, in Europa, di 78 milioni di euro!

E visto che solo PIL ed interessi economici sono tenuti in in considerazione nella nostra società, perché non prendere in esame anche alcuni recenti lavori che hanno valutato l’aumento di produttività della nazione correlato al miglioramento del Quoziente Intellettivo? Non si tratta di fantastiche illazioni, ma di dati scientifici inoppugnabili, già da tempo noti e di reconfermati. L’articolo: “Economic benefits of methylmercury exposure control in Europe: Monetary value of neurotoxicity prevention” Environ Health. 2013 Jan 7;12 (1) ha valutato l’esposizione prenatale a metilmercurio, analizzato nei capelli di 1.875 donne in età riproduttiva di 17 paesi europei, confrontandolo con dati di letteratura. Secondo questa vasta indagine ogni anno in Europa circa 1.866.000 bambini nascono, con una esposizione al di sopra di 0,58 μg/g (limite di “sicurezza” individuato dall’ OMS) e 232.000 bambini con un livello addirittura 5 volte maggiore (2,5 μg/g). In Italia si stima che nascano ogni anno 380.000 bambini con livelli oltre il limite. Tutto ciò comporta un costo per la società correlato alla perdita di Quoziente Intellettivo di circa 10 miliardi di euro l’anno; la stima è stata ottenuta valutando una perdita di circa 700.000 punti di QI ogni anno e un costo di circa 17.363 euro per punto di Qi perso. E tutto ciò senza prendere in considerazione i costi correlati alle altre patologie dovute all’esposizione a mercurio!

Specie in questa fase di recessione economica, crisi occupazionale e sociale l’argomento è di scottante attualità: non possiamo allentare l’attenzione sui temi ambientali e accettare un vergognoso ricatto fra lavoro e salute: lavoro e salute sono entrambi valori costituzionalmente riconosciuti e per nessun padre di famiglia può essere accettabile portare a casa un pane avvelenato!

Un vecchio film di De Sica titolava: “I bambini ci guardano”: ora non solo ci guardano, ma ci implorano di “uccidere il mostro”.

Come possiamo concepire dei figli, dare loro la vita, e contestualmente disseminare aria, acqua, suolo, di tali e tanti veleni che mettono a rischio la loro salute ed il loro futuro?

Questi temi devono tornare ad essere centrali perché ”non vorremmo si lasciasse di fatto alla sola Magistratura il compito di tutelare il diritto alla Salute”… come concludeva un articolo sui rischi connessi all’incenerimento dei rifiuti nell’agosto 2007 sottoscritto, oltre che da numerosi medici, anche dal grande ricercatore e scienziato Lorenzo Tomatis.