Tumori del sistema linfo-emopoietico da esposizioni a campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa (cem/elf)
Nel 1979 Wertheimer e Leeper hanno pubblicato i risultati del primo lavoro sull’aumento dei casi di leucemia nei bambini esposti residenzialmente a CEM/ELF generati da elettrodotti ad alta tensione e/o da cabine di trasformazione elettrica inserite nelle abitazioni. Questo innovativo lavoro ha stimolato una serie di studi epidemiologici caso/controllo che hanno confermato questa prima segnalazione: aumenti consistenti (da due a cinque volte rispetto ai non esposti) e statisticamente significativi del rischio di leucemia infantile sono stati riportati in esposizioni residenziali a CEM/ ELF al di sopra di valori che vanno da 0,1 a 0,4 microTesla (μT). Kundi, ha di recente riportato ben 47 studi epidemiologici indicativi di un rischio aumentato di leucemie infantili in esposizioni residenziali a CEM/ELF, senza contare le innumerevoli segnalazioni di “clusters”- grappoli di casi – di leucemie infantili nelle esposizioni in oggetto, non accompagnate da analisi statistica della diversa incidenza rispetto a controlli non esposti.
Nel 2000 sono state pubblicate due analisi “pooled” che comprendono gran parte degli studi pubblicati fino a quella data. La prima analizza tra l’altro misure del campo magnetico di 24-48 ore o stime dell’esposizione basate sulla distanza dell’abitazione dalle linee elettriche e sul carico delle linee. Questa analisi rileva un raddoppio statisticamente significativo del rischio di ammalarsi di leucemia infantile nelle esposizioni residenziali a campi magnetici uguali o maggiori a 0,4 μT, ri- spetto a chi è esposto a meno di 0,1 μT. La seconda rileva un aumento statisticamente significativo dello stesso tipo di rischio per esposizioni superiori a 0,3 μT. Altri studi singoli hanno evidenziato incrementi del rischio anche maggiori. E incrementi significativi del rischio di leucemia infantile sono stati segnalati anche a valori di campo magnetico inferiori a 0,3-0,4 μT. La frazione di popolazione infantile residenzialmente esposta a livelli leucemogeni di CEM/ELF (0,3-0,4 μT) potrebbe variare dall’1 al 4% ma questi livelli rappresentano solo una media dei valori prodotti durante l’anno dalla tensione della corrente elettrica degli elettrodotti e a tutt’ogg non è noto se sono i valori medi o quelli massimi di campo magnetico ad essere correlati con l’incidenza di leucemie infantili. Perciò, se si considerano gli incrementi del rischio di leucemia riportati in letteratura, (fino a 5-6 volte) e quelli, pure significativi, riscontrati a livelli inferiori di campo magnetico (fino a 0,1 μT), e se si tiene conto del fatto che sono abbastanza frequenti “picchi” di campo magnetico ben più elevati rispetto a questi valori (3- 5 μT, ma in alcuni casi persino più di 10 μT), questa frazione potrebbe essere molto maggiore. Inoltre vari studi mostrano che l’esposizione residenziale ad elettrodotti ad alta tensione diminuisce significativamente la crescita e la durata di vita dei bambini del 450% a 0,3 μT e del 300% a 0,1 μT e anche meno. Infine il rischio di sviluppare una qualche forma di cancro sarebbe aumentato del 500% nei bambini che hanno trascorso i loro primi 5 anni di vita in abitazioni collocate entro 300 metri da elettrodotti.
Secondo la IARC “da quando nel 1979 fu pubblicato il primo rapporto che suggeriva una associazione fra esposizione residenziale a campi elettrici e magnetici ELF e leucemia infantile, dozzine di studi sempre più sofisticati hanno esaminato questa associazione. Inoltre ci sono state numerose rassegne esaustive, metaanalisi e due recenti analisi “pooled””. Da questi dati risulta che “è improbabile che l’associazione tra leucemia infantile e alti livelli di campo magnetico sia dovuta al ca- so, ma potrebbe essere affetta da distorsioni. In particolare una distorsione della selezione potrebbe spiegare parte dell’associazione”.
Tuttavia “la distorsione dovuta a fattori di confondimento sconosciuti molto difficilmente può spiegare l’intero effetto osservato”. Inoltre, “se la relazione osservata fosse di natura causale, il rischio associato all’esposizione potrebbe essere maggiore di quanto riportato”. Pertanto, a meno che futuri studi indichino che questo riscontro sia dovuto al caso o a qualche artefatto al momento ignoto, rimane la possibilità che esposizioni intense e prolungate ai campi magnetici ELF possano accrescere il rischio di leucemia infantile”.
Nel Giugno 2001, la IARC ha quindi classificato i campi magnetici ELF come “possibili agenti cancerogeni per l’uomo”. Una diversa valutazione propende invece per una classificazione dei CEM/ELF come “probabili cancerogeni per l’uomo” sottolineando con ciò un grado più elevato di comprovata cancerogenicità per l’uomo. Incrementi anche elevati e statisticamente significativi dell’incidenza di varie forme di leucemie, linfomi e sindromi linfo/ mielo-displasiche acute e croniche sono stati ripetutamente documentati in maschi adulti esposti residenzialmente od occupazionalmente (macchinisti e impiegati nelle ferrovie, addetti alla saldatura mediante resistenza elettrica, lavoratori elettrici in generale) a valori relativamente modesti di campo magnetico (1-20 μT). Interessanti i casi riguardanti personale impiegatizio sottoposto a irradiazione magnetica consistente a causa della presenza, nei locali sottostanti, di strumentazione elettrica (trasformatori e generatori di corrente, cavi elettrici, ecc.).
Prof. Angelo Gino Levis